Mraiconi
Socio AIC
Ciclasoma Novatese ha scritto:
Prima o poi, tutti noi possessori di ciclidi americani in genere, dovremo parlare con coraggio ed onestà dei metodi di selezione di una covata numerosa... Inoltre penso anche che per chi tiene ciclidi (di qualsiasi provenienza) in condizioni tali da farli riprodurre, arriva il momento in cui anche una vasca inizialmente grande, diventa piccola e inadatta, allora finché si può se ne allestisce un'altra, ma anche qui si raggiunge la saturazione.
Qualche pasticcio l'abbiamo fatto tutti, o no?
Carissimi possessori di cilcidi americani, riporto la frase di Ciclasoma Novatese che ritengo molto utile per una riflessione a parte e che meriti un topic tutto suo, se qualcuno vuorrà darmi delle risposte.
La frase l'ho estrapolata da un topic aperto da Carmen e vorrei, senza appesentire quel topic, parlare del problema della prole piuttosto numerosa e delle cure parentali dei ciclidi americani che ne permetto un'alta sopravvivenza con conseguente problema di dover dare una soluzione a questa realtà, collocazione di prole, regali, vendite ecc....ecc....in un mercato come quello italiano in cui sicuramente gli appassionati sono molti di meno rispetto a quelli di malawi e tanganika.
Come vi regolate in genere?
Io col malawi, quando non ho intenzione di salvare la prole perché non so come gestire il surplus di pesci che mi ritroverei, non isolo la femmina e il problema è risolto, ma per i ciclidi americani che si fà?
La cosa più bella di questi ciclidi sono proprio le cure parentali ma sono proprio quelle che creano poi un problema: l'aumento della popolazione e la necessità di togliere i poiccoli a un certo punto della loro crescita.
Cosa nascondono le parole di cichlasoma novatese?
Quali sono i pasticci a cui si è costretti ad andare incontro?
Se volete potete darmi qualche risposta con le vostre esperienze, mi potrà essere utile nel caso mi deciderò mai a fare il passo verso le acque del nuovo continente.
Grazie fin d'ora.....anche se non risponderete!
Massimo