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RESISTENZE BATTERICHE

exo 62

Moderatore
Mi rivolgo in particolare a Paolo e a Livio, ma anche a tutti coloro che possano avere info a riguardo.

Mentre scrivevo la mail relativa all'associazione Flagil -Furanol mi sono domandato se mai qualcuno avesse provato o avuto informazioni riguardo l'associazione di inibitori di betalattamasi (acido clavulanico o sulbactam) con antibiotici la cui efficacia cominca a essere compromessa dall'insorgenza di resistenze batteriche che spesso vengono utilizzate in medicina.

So che questi farmaci agiscono prevalentemente su gram + e tendenzialmente i patogeni che colpiscono i nostri beneamati sono gram - o anaerobi , quindi magari questa è una cavolata ...però
mi piacerebbe sentire la Vostra.

Chiedo scusa a chi forse non comprende il senso della domanda che forse è posta in termini un pò troppo scientifici.

Detto in soldoni , un antibiotico perde con il tempo di efficacia , perchè il batterio , sviluppa delle molecole che non permettono a quest'ultimo di attaccarlo.
A questo punto l'antibiotico riduce dio efficacia, motivo per cui bisogna o aumentare il dosaggio oppure scegliere unm antibiotico più forte .

Seguendo queste corso con il tempo per curare patologie semplici , bisogna ricorrere a farmaci che sono come delle bombe atomiche e i batteri sviluppano resistenze sempre più forti.
.

Aggiungendo una sostanza che inibisca la produzione di queste molecole "di resistenza", anche antibiotici vecchi e consolidati , continuano a essere efficaci.

Cichlid dream
Fabio
 

Allegati

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Ciao Fabio, sia il Flagyl (P.A. metronidazolo)che il Furanol sono due antibiotici non classificabili come beta - lattamici ma sono rispettivamente un nitroimidazolo ed un nitrofurano. Entrambi sono battericidi gravati da una scarsa resistenza batterica anche dopo ripetuti cicli di somministrazione; inoltre il furanol riduce la sua attività antibatterica in ambiente alcalino (vedi biotipo Malawi, Tanganika etc.). Entrambi agiscono oltre che su anaerobi e gram - anche su protozoi. Per entrambi non esiste un'associazione utile con beta-lattamici (penicilline e cefalosporine soprattutto) o con inibitori delle beta-lattamasi. Spero di esserti stato utile.

Luca
 
Ho letto con attenzione i due messaggi precedenti e debbo dire che sono un po' perplesso. La mia perplessità sta nel fatto che noi lavoriamo in un ambiente innaturale con un equilibrio precario e delicatissimo, con animali fondamentalmente delicati e già soggetti a stress di varia natura. L'utilizzo di principi attivi così forti è positivo (?) o rischiamo di fare come quel chirurgo che diceva: "L'intervento è perfettamente riuscito, ma il paziente è morto"[xx(] Dico questo dal ..... basso della mia esperienza. Fin quando e fin quanto è opportuno intervenire? Il mio problema fondamentale è sempre quello innanzitutto di "azzeccare" la diagnosi e poi intervenire correttamente affinché il/gli esemplare/i si rimettano in fretta e bene. In questi ultimi anni non ho fortunatamente dovuto utilizzare medicinali in acquario ed allora ora mi trovo spaesato e tremendamente nervoso all'idea di dover vedere i miei pesci sofferenti e, purtroppo per alcuni, prossimi alla morte.
Penso che questo valga per tutti, anche perché, mentre per tutti gli altri animali è possibile richiedere un intervento veterinario, noi acquariofili dobbiamo vedercela da soli, spesso con rimedi empirici o comunque non pienamente corretti.
Scusate il mio stato d'animo, ma oggi tornando a casa ho rivisto quei Tropheus che da tempo cercavo ridotti così, ed allora ....:(:(
 
Ciao Marco, il mio messaggio non voleva essere un invito all'uso sconsiderato di antibiotici o medicinali in genere (te lo dico da farmacista)nell'ambito dell'acquariofilia. Al pari tuo mi posso ritenere fortunato perchè finora gli unici trattamenti a cui ho fatto ricorso sono stati quelli classici per rimuovere i puntini bianchi dovuti ad un abbassamento repentino della temperatura. Ritengo però che in alcuni casi sia doveroso ricorrere alla farmacologia, mi riferisco al trattamento preventivo su pesci di cattura o di dubbia provenienza e qualora fosse l'ultima via da intraprendere in condizioni critiche. In ogni caso per limitare ulteriormente i rischi, consiglio di usare ogni tipo di medicinale con un dosaggio che sia circa la metà o poco più di quella riportata in etichetta (usando magari la classica vaschetta di quarantena priva di ogni cosa che potrebbe causare un assorbimento del medicinale e quindi una riduzione della quota di principio attivo" assimilato" dal pesce). Ciao
Luca
 
Ciao Luka,
rispondo stamane alla ripresa del lavoro. Condivido pienamente il tuo pensiero, ma forse non sono riuscito a spiegare il mio stato d'animo. Quello che mi disturba profondamente, forse, sta nel fatto di non essere mai sicuro, se non in caso evidente, del tipo e dello stadio in cui si trova la patologia. Voglio dire: sono tranquillo per lungo tempo, magari un anno, poi una mattina guardo i pesci e vedo che magari la femmina di cui stavi aspettando la piena maturazione per poi riceverne dei piccoli comincia a non mangiare e "tossisce" dondolando leggermente. Al che ti si ripresenta il quadro di cui purtroppo conosci sia l'iter sia, spesso, il risultato. Se il mio cane per un giorno non mangia o produce delle feci irregolari, lo porto dal mio veterinario il quale lo visita, lo sottopone ad analisi ematiche o strumentali e mi da un responso con una cura. Per i pesci non avviene, ed è questo, credo, che inneschi quel meccanismo di stress di cui molti acquariofili penso che soffrino;):(:( Alle volte, quando parlo con persone che non conoscono l'acquariologia, li sento parlare come se una vasca fosse una sorta di televisore su cui guardare il programma preferito, senza sapere quanto lavoro e quanta passione ci sia dietro.[:I][:I]
P.S. A proposito oltre all'Untergasser, esistono pubblicazioni che non siano testi universitari, a cui rifarsi in caso di patologie?

P.S. 2. Stamattina ho raccolto due cadaveri [xx(][xx(]. Spero che il Furanol con il Flagyl salvi gli altri:(:(
 
Ciao Marco, piacere di risentirti. Sono completamente d'accordo con te, infatti tolte le poche patologie di cui si conosce la cura per il resto si può decidere (a seconda della gravità del caso) di intraprendere o meno tentativi empirici farmacologici e non. Se a tutto ciò sommi che un pesce, come hai ben detto tu, non si può portare dal veterinario (che molto spesso ne sa molto meno di noi in fatto di ittiopatologia), si arriva a quella sensazione di impotenza che si ha guardando un pesce ormai prossimo alla fine. Per quanto riguarda il testo di stampo non universitario non saprei rispondere, se riesco a trovare qualcosa ti informerò. Ti interessa un quartetto adulto e riproduttivo (1M. + 3F.) di N. venustus?. Non vendo, cedo a titolo gratuito o scambio con qualche altro ciclide di mio interesse (in ogni caso non spedisco). Ciao.
Luca
 
Ti ringrazio anzitutto delle parole di conforto e del fatto che mi proponi un così bel'omaggio. Purtroppo da un bel po' sono monomaniaco. Nelle mie vasche (ora soltanto una per problemi di spazio) da circa 5 anni allevo soltanto Tropheus. Spero di salvare qualcuno di questi Lufubu o cmq di inserire, una volta risolti i problemi, qualcun altro esemplare, sempre della medesima varietà geografica.
Grazie ed attendo, se ti capita, di sapere circa l'esistenza di pubblicazioni specifiche sulle malattie dei pesci.;);)
 
COnsiglio preziosissimo:D. Ho dato una rapida scorsa al sito e mi sembra molto ben fatto. Prossimamente, dopo una più accurata visione, ti saprò dire meglio.[:X]
 
Bene (si fa per dire:(:(:().

Vorrei aggiornare sulla situazione "Lufubu. Ricapitolando: avevo (dico AVEVO) due maschi e sette femmine, tutti adulti e selvatici.
Dopo i trattamenti con Flagyl e Furanol, stamane, alle ore 7,30, la situazione era la seguente: 1 maschio adulto (che sembra star bene ma non mangia), 1 femmina adulta (anch'essa sembra in buone condizioni ma anche lei è inappetente) due femmine in condizioni serie (leggero esoftalmo, inappetenza, quindi destinate a passare a miglior vita).
In mezzo a tutta questa tragedia, ho una coppia di Spathodus che continua a corteggiarsi, nuotando in giro per la vasca con fare complice;);).
Qualora dovesse finire come temo e restando sul tanganyika, quale consiglio potreste darmi (eccetto Tropheus, please)? Su una vasca di 300 l. con percolatore a colonna e vasca sotto di circa 150 l. ad ulteriore filtro, (volendo potrei anche inserire un Fluval a canister da 1200 l/h.) cosa potrei allevare? Sarei tentato da Xeno papilio + qlc. d'altro da inserirvi, lasciando naturalmente la coppia di Spathodus. Attendo lumi da tanganicofili
 
Le xeno hanno un difetto: devono formarsi coppie affiatate, per la qual cosa è necessario acquistare un po' di esemplari, aspettare, sperare e poi cedere gli altri, che altrimenti facilmente verrebbero massacrati specie in una vasca di non grandi dimensioni.
Il genere altolamprologus o julidochromis potrebbero darti molte soddisfazioni e minori problemi (anche di salute). In questo caso, mi raccomando, un bel po' di rocce.
 

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