Esplorando la Lagune d'Ely
Ciao,
Ecco brevemente:
Lagune d’Ely: il riferimento logistico è l’abitato di Etuessika mentre l’obiettivo – di quest’altra uscita in campo – è il “Parc National des Iles Ehotilés”, posizionato alle spalle della laguna di Abidjan (più o meno all’altezza delle Località di Assuinde e Assinie). La zona viene descritta come ricca di uccelli di varie specie anche se, spesso, abbastanza schivi. La zona è, inoltre, oggetto di attività abusive, nello specifico la pesca (tenere a mente questo dettaglio che tornerà utile dopo).
L’arrivo, già nato sotto una stella opinabile in ragione della tarda ora di partenza 07.30 del mattino, è un’ennesima ode al pressappochismo ed alla faciloneria locale: menzione d’onore per il proprietario della struttura (molto in fieri, per la verità …) che ci attendeva. Al nostro arrivo non era presente e, interpellato telefonicamente, ci ha invitato ad aspettarlo perché “stava arrivando”, da Abidjan, luogo da cui siamo partiti, a 100 km abbondanti di distanza!!!
Cerchiamo di organizzare un programma alternativo ed accettiamo un passaggio da una delle barche della locale “guardia ambientale in procinto di partire per un giro di pattuglia. Non è stato difficile convincere l’equipaggio (tre uomini di cui uno armato dell’immancabile Kalashnikov). Partiamo dunque e ci addentriamo nel mangrovieto, da attraversare essendo posizionato al margine delle isole stesse. Prendiamo, quindi, terra ed iniziamo ad andare – sotto un sole canicolare – nella ambiente acquitrinoso dell’interno dell’isola.
L’acqua sarà alta pochi centimetri ed il fondo non è troppo fangoso: si cammina relativamente bene (ho dimenticato il cappello, errore grave), tra la massa vegetazione migliaia di piccoli pesci (che però non riesco ad identificare). Avvistiamo alcunii aironi (bianche, rossi, cinerini), cicogne (ad un certo punto sei di loro volano in circolo sopra di noi), cormorani, sterne, martin pescatore. C’è vita dunque! Ma molto diffidente e si tiene (molto) lontana, le foto non sono eccelse (ad onte del nuovo “cannone” da 400 mm. Grazie Fulvio. M.).
Risaliamo in barca ed incappiamo, sfortunati loro, in due pescatori di frodo. La pattuglia (per farci vedere che rispetta le consegne?) è inflessibile: sequestra loro il pescato, tutti gli attrezzi da pesca, affonda la loro canoa e tira fuori i “braccialetti” (le manette) ma, in ultimo, si astiene (perché ci siamo noi?) dall'usarle. I due tapini sono l'immagine della disperazione e far presente, ai militari, che il misero pescato sarebbe servito da sostentamento alle famiglie non muove di un passo la situazione.
NULLA da obiettare, ma dovrebbe essere (e NON è) così per tutti!
L’situazione, in barca, cambia e si fa più tesa; per forza di cose. Sbarchiamo su una seconda isola ma, forse anche per l’ora assolutamente tarda, la troviamo “deserta” e possiamo solo ascoltare i richiami degli uccelli nascosti, al fresco, nel verde. Rientriamo …
Allo sbarco chiedo di avere uno dei disastratissimi machoiron facenti parte del pesce sequestrato. Mi viene concesso: è davvero “terminale” e, nonostante tutti i miei sforzi, non arriverà in vasca.
Francesco
PS: vi propongo un pò di foto, alla ... "rinfusa" ...
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