Nuovamente alle isole Ehotilés
Ciao,
Breve resoconto:
La compagnia è – era ampiamente previsto stanti le premesse organizzative - scombiccherata e chiassosa (due barche stipate, troppi …). Le sortite a cercare i coccodrilli ci vedevano impegnati in quattro e muovevamo – per essere meno indiscreti – su piccoli kajak, gonfiabili, a remi …
Arriviamo in zona di operazioni – parecchio asfalto ed una breve tratta di pista assolutamente agevole) che è già giorno avanzato, comunque di imbarchiamo (uno degli uomini che coi accompagna – un militare - sfoggia un suo AK47 abbastanza malconcio) ed andiamo …. Complice il caldo opprimente e la stagione secca gli avvistamenti (di uccelli) sono pochi e distanti.
Particolarmente “fiacca” risulta quella zona di acquitrino dove, la volta scorsa, cicogne ed aironi vari sgambettavano piluccando ingordi nel numero sconfinatamente grande di piccoli pesci presenti. Solo i Milan (sparvieri: Milvus migrans) solcano infaticabili il cielo scrutando ovunque in cerca di preda, dal folto della vegetazione osservo qualche breve puntata all’aperto di cicogne ed aironi che rompe la monotonia. Poca roba …
Sono, però, chiare le tracce dei movimenti notturni. Civette delle palme (molte a giudicare dalla loro abbondanza), varano (ipotizzabile di buona taglia viste le dimensioni delle relative peste). La guida mostra, con fare sicuro, la differenza tra la “scia” (longitudinale, che punta una zona di vegetazione particolarmente intricata) lasciata, probabilmente, da un pitone. I segni risultano abbastanza differenti da quelli che il “grande serpente” che abbiamo cercato a lungo, senza successo, nella Foresta de Banco lasciava dietro di se ma non vedo motivi per non fidarsi.
Trasversale nel suo movimento e – appunto – serpeggiante è invece la traccia – da lui riconosciuta come tale – di una vipera (da queste parti però le vipere non son sono le nostre, pur pericolose, “viperette” ma, facilmente, si parla di Bitis gabonica o altri simili, graziosi, animaletti): un incontro potenzialmente problematico. L’invito alla prudenza che segue è, immediatamente, recepito e rispettato alla lettera, senza obiezione alcuna.
Va meglio in navigazione: le sterne reali (Thalasseus maximus) e le garzette (Egretta garzetta) sono molte. Non riesco, invece, ad identificare un piccolo airone grigio che divide il posatoio con, appunto, una garzetta. Su grossi pali di legno che spuntano dall’acqua i martin pescatore bianchi e neri (forse Ceryle rudis) “pigreggiano”. Stazionano sui pali che sovrastano i contenitori di stabulazione del pescato – specie i gamberi – prima che venga inviato al mercato. In caso di “fughe” sono celeri ed efficaci, nello spezzare sul nascere, il tentativo. Mors tua, vita mea …
La barca, in questi frangenti, “balla” quanto basta per rendere difficili gli scatti: una lente lunga, 400 mm: il minimo sindacale per cercare di avvicinarsi ai pennuti, necessita di stabilità. I risultati che ottengo non sono paragonabili al mio impegno e, men che meno, alla fatica di portare a spasso tutto l’armamentario.
Le camminate fra le mangrovie, a loro volta, non offrono molto: alcuni cannoni (che secondo i locali risalgono a Luigi XIV Re di Francia) piuttosto malconci, farfalle colorate e svariati granchi di molteplici colori che al nostro avvicinarsi scappano rapidi ad infrascarsi in ogni dove.
Un pranzo con musica, tamburi e danze in onore dei “bianchi”, sento offrire il Bandji blanc (il locale “vino di palma”) ma prima che mi riesca di raggiungerlo finisce con … l’essiccarsi.
Francesco